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È iniziato il conto alla rovescia per il secondo dei tre incontri del presidente (sospeso) Giovanni Toti, pronto a confrontarsi con le segreterie politiche nella sua villetta di Ameglia. L’appuntamento è stato fissato per il pomeriggio di domani, venerdì 28 giugno. Anche in questo caso, come nel precedente con il facente funzioni Alessandro Piana e gli assessori Giacomo Giampedrone e Marco Scajola, saranno al massimo tre le ore a disposizione che, presumibilmente, verranno consumate interamente. A sedersi intorno al tavolo nella casa di Toti, in salotto o in giardino a seconda del tempo, i segretari dei partiti politici che sostengono il governatore. Dal viceministro e segretario regionale della Lega Edoardo Rixi al coordinatore regionale di Forza Italia Carlo Bagnasco, passando per il referente ligure di Fratelli d’Italia Matteo Rosso, che attualmente rappresenta il primo partito in Italia e anche in Liguria (alle Europee si è registrato quasi un testa a testa con il Partito Democratico, intorno al 26% ndr).

Dagli staff dei tre politici filtrano i tempi di permanenza ad Ameglia, dalle 16 alle 19 circa. Non si terrà nessun punto stampa successivo, indetto dalle segreterie di FdI, FI e Lega. Non vi è infatti l’intenzione di rilasciare dichiarazioni pubbliche, al massimo un riassunto concordato e unitario di quanto emerso durante il confronto con Giovanni Toti. Nel menù del pomeriggio, tra le varie pietanze sul tavolo, potrebbe non mancare questa volta, a differenza della scorsa con i componenti della giunta, il tema “tabù” delle dimissioni del presidente. Parola che risuona nella testa di Toti dal 7 maggio scorso, quando sono scattati gli arresti domiciliari per presunta corruzione. È possibile che gli esponenti di centrodestra chiedano all’ex forzista quali siano le sue intenzioni, dopo il pronunciamento del Riesame (fissato per metà luglio), ma senza particolari sollecitazioni.

D’altronde, lo sanno bene Rixi, Rosso e Bagnasco, che una possibile fuga in avanti per richiederle potrebbe poi non contemplare più un passo indietro dei partiti, ma soprattutto si tradurrebbe in un contraccolpo politico, anche in vista delle Regionali. I tre segretari potrebbero optare per l’ascolto, senza interferire sulla linea dettata da Giovanni Toti, per poi riportare a Roma quanto emerso dall’incontro. Certo, i problemi nella capitale non mancano, tra nomine Ue e riforme, ma è molto probabile che Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani chiedano un resoconto spezzino, nonostante i tanti impegni. La palla, al momento, passa al Riesame, e poi successivamente alla Cassazione, solo successivamente Giovanni Toti potrebbe decidere di dimettersi. E le pressioni, romane, potrebbero fare la propria parte.

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