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Piano Socio Sanitario: tavolo tra alcuni sindaci della Provincia di Savona: “Mantenere e rafforzare la centralità del San Paolo”

Sulla bozza del piano socio sanitario, alcune amministrazioni locali della provincia di Savona hanno dato vita a un tavolo di confronto per fare il punto della situazione. Di questo tavolo ne fanno parte gli amministratori delle due Albissole, Celle Ligure, Mioglia, Pontinvrea, Sassello, Stella, Urbe, Varazze.

Lo scopo è quello di definire criticità, bisogni, e quindi  le necessarie risposte sotto il profilo dell’attività socio-sanitaria, relativamente ad un territorio che interessa circa un quinto della superficie complessiva della provincia, nel quale risiedono quasi 40 mila abitanti (dato in forte crescita nel periodo estivo) e che si sviluppa, dal mare all’estremo entroterra, in modo molto eterogeneo sotto il profilo morfologico, della densità abitativa, della viabilità e dell’accesso alle prestazioni sanitarie. Il levante savonese è anche caratterizzato da un’età media più elevata rispetto al resto della provincia e quindi da una presenza più consistente di soggetti fragili affetti da polipatolgie croniche.

Il documento, firmato dai sindaci è stato inviato ad Anci Liguria, all’Assessore ai Servizi Sociali Riccardo Viaggi del comune di Savona nonchè alla Segreteria Tecnica del Distretto Socio-Sanitario n° 7 Savonese.

La proposta di modifica redatta congiuntamente prevede da un lato di mantenere e rafforzare la centralità dell’ospedale San Paolo di Savona attraverso l’istituzione di un DEA di 2° Livello Diffuso, in stretta sinergia con l’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, e il mantenimento a Savona del Punto Nascite nonchè della Centrale Operativa del 118.

Dall’altra secondo i 9 sindaci e le rispettive amministrazioni occorre andare in controtendenza rispetto alla riduzione di alcuni servizi sanitari  intervenuta negli ultimi anni nelle aree interne a causa della carenza di personale, portando a sistema quanto previsto dal Pnrr e dallo stesso piano socio sanitario regionale e cioè mantenere il più possibile il cittadino al proprio domicilio incrementando l’attività socio-sanitaria territoriale sotto il profilo diagnostico, terapeutico ed assistenziale.

Tutto questo converge nell’auspicio di poter davvero assistere all’integrazione fra servizi sanitari e servizi sociali e questo può avvenire solo mediante la realizzazione di Case di Comunità Hub e Spoke che, a giudizio di questi Amministratori, non possono non interessare il territorio del levante savonese.

Questo perchè diversamente si assisterebbe ad una grave ricaduta sul piano della tutela della salute di un numero molto cospicuo di cittadini nonchè alla perdita di una opportunità che probabilmente non si ripresenterà più in futuro determinando, di conseguenza, fenomeni di ulteriore spopolamento e quindi maggiore isolamento, marginalizzazione e cronicizzazione che impatterebbero sulla qualità di vita delle persone e sull’incremento dei costi per la collettività.

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