Politica

Bozzano (Cambiamo!): “Matteotti era un riformista, non un comunista”

Con vivo ed innegabile stupore leggo la polemica artatamente posta in essere dalle figure legate ancora al radicalismo di sinistra, in merito all’importante evento culturale che è la rievocazione romanzata del libro “Solo” del senatore Riccardo Nencini sulla meravigliosa figura di Giacomo Matteotti,  presentazione che si terrà il prossimo venerdì 11 giugno alle 17 a Varazze, in piazza Beato Jacopo.

Apprendo, non senza dispiacere, il disprezzo per la presenza di figure istituzionali che sono state formate all’interno di quella che era la giovanile socialista, quel disprezzo da sempre manifestato dall’estremismo comunista verso il riformismo socialista. Ebbene, ringrazio per questo! Ringrazio tutti ed in particolare l’amico comunista  Lino Alonzo, colui che sulla divisione del mondo in comunisti e fascisti ha tratto ruoli istituzionali importanti. La logica sempre perpetrata dal partito comunista del con me o contro di me ha portato a Molti molta fortuna.

Matteotti non era ne comunista ne partigiano ma era un grande riformista, il primo riformista della storia socialista moderna, quel riformista che rivendicava la laicità dello stato nella cultura cattolica della comunità, quel riformista che niente aveva a che vedere con il totalitarismo assoluto, quel riformista che ha gettato le basi per la cultura centrale poi fatta propria dall’alleanza di governo pentapartitica nella quale non erano ricompresi i comunisti.

Mi pare che questa grande, immensa, figura socialista dimenticata dalla sinistra per molto tempo sia determinata e giustificata proprio dal fatto che non rientri nella cultura dell’estremismo di sinistra ma, diversamente, in una cultura diversa, di un centro democratico, inclusivo, solidale e riformista . Capisco anche che sia difficile per coloro che hanno considerato la Chiesa un nemico da annientare, il riformismo come un elemento da esonerare, la costruzione di un mondo fascista che si antepone al meraviglioso mondo comunista, smarcarsi ed evolvere in un generale equilibrio che vada oltre la mera divisione sociale.

Ringrazio ed apprezzo il coraggio manifestato da queste persone di manifestarsi, finalmente facendo all’universo mondo ben apprendere che la cultura socialista riformista è ben altra cosa rispetto al fondamentalismo culturale comunista. Noi continueremo sempre a ricercare equilibrio e dall’equilibrio culturale trarre spunti diversi per osservare le comunità che evolvono, anticipare le azioni di governo sui bisogni veri, dare efficacia velocemente alle azioni correttive per mantenere tale equilibrio. La visione dogmatica e radicale della comunità la lasciamo a loro, ai comunisti. Ringrazio sempre e comunque l’amico senatore Riccardo Nencini per aver ancora una volta acceso i riflettori su questa bella figura di uomo di istituzione italiana, per trarre spunti ma soprattutto riflessioni sul ruolo della moderazione e centralità nel governo del paese e nella cultura della comunità.

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