Cultura e Spettacoli

Il Dottor Lemme e il marketing di Massimiliano Cambria

Farmacista ed educatore alimentare, Alberico Lemme è oramai arcinoto al grande pubblico per le sue numerose partecipazioni ai programmi, tra gli altri, di Barbara d’Urso, Porta a Porta e Grande Fratello vip.

La sua credibilità professionale è alle stelle grazie ai successi ottenuti su pazienti illustri come Flavio Briatore, che dichiara di aver perso 17 kg in un mese, Iva Zanicchi e moltissimi altri.

Tuttavia se tutti oggi sappiamo chi è il dr Lemme è soprattutto grazie al suo linguaggio arrogante, aggressivo, misogino e politicamente inaccettabile.

Un linguaggio che per quanto deprecabile funziona.

E’ possibile che la scelta di questa narrazione sia tutta “farina” del suo sacco”?

Lui dichiara di non affidarsi ad alcun ufficio stampa e di aver studiato la sua strategia tutto da solo, ma a quanto pare invece un consulente di marketing ci sarebbe.

Si tratta di “Cambria Marketing”, agenzia di comunicazione di Milano fondata da Massimiliano Cambria, imperiese di nascita e milanese di adozione, esperto in marketing.

Siamo andati a chiedergli conferma ma lui nega qualsiasi collegamento con il dottore, eppure lo scatto che ritrae i due sul profilo dell’esperto non lascia spazio al dubbio.

Ma si sa, un bravo regista non ruba la scena agli attori, e probabilmente Cambria non vuole vanificare tutto il lavoro svolto per la costruzione del personaggio che oggi conosciamo bene per le sue iperboli verbali.

Ma perché nonostante il suo atteggiamento, quanto meno controverso, questo luminare dell’alimentazione continua a registrare successi e autorevolezza?

Innanzi tutto bisogna dire che il mezzo che offre maggior spazio a Lemme è la cara vecchia televisione, e non quella generalista dei dibattiti eleganti e delle analisi confezionate ad arte  per il pubblico più esigente, bensì quella televisione selettiva che sa far leva sullo strato più emotivo del pubblico, incoronando la diatriba chiassosa quale formula vincente dell’intrattenimento.

Non stupisce che da questo genere di prodotti siano nate professioni come l’opinionista e il disturbatore. Protagonista è la polemica: maggiore è il livello di tensione più alti sono gli ascolti; non ci sono vincitori né vinti se non gli sponsor.

E Lemme tutto questo lo sa fin troppo bene, tanto che ha deciso di adottare quella che è diventata alla fine la sua cifra stilistica, ovvero un linguaggio a tinte forti, spesso denigratorio verso l’interlocutore.

E come dicevamo funziona.

Funziona perché questo linguaggio obbliga l’ascoltatore ad alzare le antenne e a prendere una posizione. Funziona perché indigna, coinvolge, dissacra e richiama all’azione.

Quale che sia la verità dietro alla formula comunicativa di Lemme in un momento così delicato per la scelta lessicale, in tempi di femminili forzati e politically correct a tutti i costi, un plauso a chi ha avuto il coraggio di giocare con una posta così alta, puntando tutto sull’indignazione e sullo scandalo.

In fondo l’obiettivo di Lemme era quello di piacere a tutti oppure quello di farsi conoscere?

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