A vent’anni esatti dalla morte di Fabrizio De Andrè , le nuove generazioni continuano a scaricare e acquistare i suoi album, a creare gruppi cover sulla sua musica e a parlare di lui
I microfoni di Radio 104 Savona Sound e le telecamere di 104 tv hanno raggiunto Dori Ghezzi a Ottobre De Andrè, manifestazione di successo che da anni celebra il ricordo di Fabrizio De Andrè ad Albenga grazie ai Fieui di Caruggi e a Gino Rapa. Dori ha trascorso buona parte della sua vita accanto a uno dei più grandi cantanti e poeti italiani e dal 1990 ha smesso di cantare dopo aver lanciato successi intramontabili come Un corpo e un’anima in coppia con Wess nel 1974, Margherita non lo sa, nel Festival di Sanremo 1983 e Il cuore delle donne, al Festival edizione 1989.
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Dopo essersi ritirata nel 1990ha cominciato ad occuparsi del patrimonio artistico del marito e gestisce la Fondazione De Andrè, che è stata creata con lo scopo di diffondere le opere, il pensiero e la storia della vita dell’artista, promuovendo la produzione di libri, film e album.
Faber antesignano della trap? “Fabrizio ha anticipato i contenuti che sono oggi tipici dei rapper e dei trapper. E’ sempre stato avanti non solo nei contenuti ma anche a livello di sperimentazione musicale: ogni album è sempre stato diverso dall’altro. Pensa che quando Fabrizio volle fare l’album in dialetto genovese, il discografico disse che con ogni probabilità quel lavoro non avrebbe venduto neanche a Genova, invece fu un successo, uno degli album più venduti soprattutto all’estero”. Non a caso oggi The André e lo stesso Fedez citano spesso Fabrizio De Andrè e ne riportano versi nei loro brani. Fedez canta al figlio Leone alcuni brani di De André
A vent’anni esatti dalla morte di Fabrizio De Andrè , le nuove generazioni continuano a scaricare e acquistare i suoi album, a creare gruppi cover sulla sua musica e a parlare di lui.
“Fabrizio è stato davvero il primo cantautore di rottura, per questo i giovani d’oggi lo considerano un punto di riferimento. Faber è stato anche il primo ad aver inserito nelle sua canzoni dei termini che alcuni definivano “volgari” ma che facevano e fanno parte del linguaggio comune”.
Tra gli innumerevoli meriti che possiamo dare alla poetica di De Andrè, c’è sicuramente anche il fatto che sia sempre riuscito a rendere poesia anche la volgarità.