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Savona cambia pelle e noi siamo tutti responsabili. Anche della fine che hanno fatto gli affreschi del Guidobono

Questo commento, in realtà, lo abbiamo già scritto più di una volta.
Ci scusiamo. Ma è necessario tornare a parlare di questo.
Ci sono fatti che, assumendo un valore simbolico, ci raccontano della fortuna o del declino di una città.
Da qualche tempo, purtroppo, registriamo quasi sempre segnali del secondo tipo.
L’ultimo sono gli affreschi del Guidobono distrutti e spazzati via dentro la Cappella della Crocetta del Santuario di Savona.
La storia è su tutti i giornali. E ci procura un grande dolore.
Come hanno scritto in molti, si tratta di alcuni degli affreschi più belli della città.
Ora sul banco degli imputati saliranno in tanti. E di sicuro qualche responsabile lo si troverà, prima o poi.
Noi non cerchiamo responsabili. Semplicemente piangiamo il destino di un’opera d’arte, tra le più belle di Savona, che probabilmente – nonostante alcuni assurdi ed ottimistici interventi – resterà per sempre mutila.
Un’opera che ha travalicato i secoli, ma non i nostri giorni.
Non crediamo che in questo c’entri il Comune e neppure le Opere Sociali, che del Comune sono espressione.
C’entra l’incapacità di tutti – a partire da noi che facciamo informazione – di tutelare il patrimonio, accudendolo e amandolo, promuovendolo e fruendolo, segnalandone le sofferenze e non solo le eccellenze.
Savona sta cambiando pelle.
Lo vediamo tutti i giorni.
Dagli sputi sui marciapiedi, le bestemmie usate come intercalare, la maleducazione, la sporcizia, la gente che non paga il biglietto e poi critica il governo, dai ragazzini curvi sul cellulare che nulla sanno di quello che li circonda, dai kebab che sono cento volte più delle botteghe di fette e farinata.
Savona sta cambiando pelle. E il processo di mutazione non sfugge ad alcuno.
E, per una volta, non c’entra chi amministra.
C’entriamo noi.
Tutti.
Ma proprio tutti.
 

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