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Ciangherotti: "I palazzi di via Carloforte come le vele di Scampia"

Albenga. Eraldo Ciangherotti esprime il proprio disappunto per la condizione in cui si trovano i palazzi di via Carloforte, che sono rimasti incompiuti.
“Ecco l’immagine dell’Italia che non funziona. – dice Eraldo Ciangherotti – Albenga, con i suoi palazzi incompiuti di Via Carloforte, fa concorrenza alle vele di Scampia. La storia la conosciamo tutti. Un’autorizzazione edilizia rilasciata da Palazzo Civico, a cavallo tra gli anni 2004-2005, per costruire tre palazzi. A seguito dei sopralluoghi e rilevate alcune difformità, nel 2007 il Comune aveva provveduto ad emettere un’ordinanza di sospensione lavori, con successivo sequestro del cantiere. Quindi, denuncia alla Procura della Repubblica e, a seguire, il processo penale all’impresa costruttrice fino al terzo grado di giudizio che attesta, in Cassazione, la lottizzazione abusiva e la conseguente confisca con acquisizione al patrimonio del Comune. Pendente, ad oggi, il pronunciamento della corte europea, mentre oramai gli immobili incriminati risultano di proprietà comunale presso il catasto edilizio urbano.
Eppure, i tre palazzi abbandonati da diversi anni ad uno stato di massimo degrado, oggi sono diventati l’ “hotel ingauno della miseria”, dove, notte giorno, alla spicciolata, arrivano uomini, giovani e donne senzatetto, per lo più stranieri, che vi abitano e addirittura hanno installato sul tetto un’antenna per poter meglio ricevere il segnale tv. Chissà con quale tipo di alimentazione per accendere il monitor. Gli abitanti abusivi entrano ed escono dagli alloggi, improvvisando qua e là varchi di ingresso posticci, nonostante il Comune periodicamente impegni i propri cantonieri per tentare di sigillare le vie di accesso. È questa l’Italia che vogliamo? È questa la fotografia della nostra Nazione? Io credo non debba funzionare così. Un Comune non può diventare, per sentenza dei tribunali, proprietario di un immobile confiscato senza avere i contributi dello Stato per ultimare i lavori al fine di renderlo agibile e di garantire la sicurezza dei residenti. I nostri bilanci comunali non permettono spazi di manovra proporzionati alla cubatura dei tre edifici da ultimare. La legge non può funzionare in questo modo. Non avrebbe avuto più senso far terminare i lavori edili sui tre palazzi all’impresa costruttrice, in maniera conforme al permesso edilizio, per poi applicare, come pena, il sequestro di una porzione di alloggi ultimati da assegnare, sì, al patrimonio del Comune?”

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